Cucina regionale: le Marche
Le Marche sono un punto d’incontro di tradizioni
gastronomiche provenienti dal nord e dal sud Italia. Nel Pesarese e
del Montefeltro è forte l’influenza della cucina
romagnola, mentre la zona meridionale ha molti punti in comune con
le gastronomie abruzzese e
laziale.
Tra i piatti marchigiani si trovano in grande abbondanza cibi imbottiti:
le olive all’ascolana, preparate a partire da
una varietà locale molto grande e già rinomata in epoca
romana, sono l’esempio più famoso in questo senso. Il loro
sapore inconfondibile è esaltato dall'imbottitura, una farcia
di trito di carne, uova, parmigiano reggiano ed aromi.
La tecnica del potacchio, diffusa in buona parte della
regione, è un particolare modo di cucinare merluzzo,
pollo o coniglio in un intingolo ristretto; il singolare
nome deriva dal francese “potage”, che designa una tecnica
analoga presente nella cucina transalpina.
Non sorprende, data la conformazione geografica del territorio, la sostanziale
prevalenza della cucina di terra nelle zone interne; al contrario, il
pesce domina la gastronomia del litorale.
Cucina di terra
Carne di maiale, funghi, tartufi e olive sono la base
della cucina contadina marchigiana.
Tra le specialità più famose ricordiamo la porchetta,
realizzata con carne di maiale imbottita di finocchio selvatico,
aglio, rosmarino, sale e pepe, il tutto imbevuto di vino bianco secco.
Si fa ampio uso di arrosti e spiedi, spesso sfruttando
tecniche particolari e “trucchi” per ottenere risultati
eccellenti.
L’arrosto "alla ghiotta" è cucinato
ponendo sotto allo spiedo un contenitore riempito di vino rosso, aceto,
limone, foglie di salvia e olive nere. Il grasso caldo che cola dalla
carne soprastante ne fa sprigionare gli aromi, che
insaporiscono notevolmente l’arrosto.
Un altro sistema per mantenere morbide le carni allo spiedo è
il pilotto, un pezzo di lardo avvolto in carta da macellaio
che viene fuso bruciando la carta e fatto colare sulle carni in fase
di cottura.
Un ragù di carne suina, bovina, o misto è invece il ripieno
base dei vincisgrassi, un piatto di pasta sfoglia al
forno che ricorda molto da vicino le lasagne: in effetti, si pensa che
ne sia stato l’”antenato”.
Cucina di mare
Tra i piatti di mare spicca il "brodetto",
una zuppa di pesce di cui esistono tante varianti quanti sono i porti
marchigiani. L’aspetto finale del piatto cambia notevolmente,
passando dal rosso del pomodoro che abbonda nel brodetto pesarese al
giallo dello zafferano impiegato nell’ascolano.
Gli ingredienti abbracciano buona parte della produzione ittica marchigiana,
e possono comprendere tra gli altri triglie, calamari, seppie, palombo,
merluzzo, cefalo, anguilla, canocchia e scorfano. Alcune versioni del
brodetto, come quello anconetano, arrivano ad utilizzare 13
varietà di pesce differenti.
La cottura “in potacchio” di cui abbiamo accennato prima,
serve a cucinare stoccafissi e coda di rospo; molto
diffusi sono anche crostacei (soprattutto canocchie), triglie (cucinate
anche con il prosciutto), sarde e orate.
A testimonianza delle influenze romagnole, in alcune località
costiere è possibile assaggiare dei ravioli ai filetti
di sogliola ricoperti di parmigiano grattugiato.
Salumi
La ricca norcineria marchigiana è frutto degli sforzi compiuti
da generazioni di salumieri per far avverare il detto: “del salame
non si butta via nulla”.
Per questo troviamo prodotti singolari come i ciarimbuli,
budella di maiale salate, trattate con pecorino e semi di finocchio,
affumicate per una settimana e cotte alla griglia.
Numerose sono anche le varietà di salame, come il ciausculu,
aromatizzato con sale e pepe e disponibile anche in versione spalmabile
(ciausculu bastardu), oppure il salame di Fabriano, interamente ricavato
dalla coscia tagliata a coltello invece che tritata.
Sempre a Fabriano nasce il mazzafegato, un insaccato
composto da un trito di carne, fegato e polmoni di maiale salato, pepato
e affumicato.
Formaggi
Sono presenti molti tipi di pecorino: notevole quello
di Talamello, avvolto in foglie di noce e stagionato
in grotte di tufo, così come quello di San Leo, invecchiato in
anfore di terracotta.
Alcune altre specialità casearie possono essere composte interamente
da latte di pecora, oppure da una mescolanza di latte vaccino e ovino.
Spesso si consumano, come nel caso del bazzott, dopo una breve stagionatura.
Con il latte vaccino si produce lo slattato, un formaggio
molle simile alla crescenza o allo squacquerone romagnolo.
Dolci
La frutta secca (in particolare le mandorle) è l’ingrediente
fondamentale di molti dolci marchigiani. Il frustingolo
(una specie di torta) utilizza mandorle e noci, insieme a uvetta, fichi
secchi e cioccolato amaro; i caciuni (“calzoni”) sono invece
dolci ripieni di formaggio pecorino, limone e zucchero.
Prosciutto
di Carpegna
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